I marketers devono “possedere” o è sufficiente che “coltivino” le conversazioni riguardanti i loro prodotti o servizi? Questa è la domanda che emerge leggendo l’ articolo di Kristina Knight su BizReport.
L’autrice riprende le considerazioni espresse dal venture capitalist Mark Kvamme, partner della Sequoia Capital, nell’ambito dell’ultima Conferenza dell’American Association of Advertising Agencies Digital, a New York.
Secondo Kwamme, i marketers dovrebbero “own the conversation” (tra consumatori): dal tipico spot televisivo di 30 secondi ai nuovi formati online. Infatti la maggiore preoccupazione delle aziende dovrebbe essere quella di capire come far interagire i brand con i consumatori, in un mondo in cui i consumatori decidono dove, come e quando interagire con i media. Le aziende, quindi, dovrebbero focalizzarsi sul possesso della conversazione tra i consumatori, usando tutti gli strumenti digitali disponibili.
Per interagire con gli utenti, le aziende, infatti hanno molteplici possibilità: possono invitarli, porre loro delle domande, intrattenerli o creare insieme del contenuto, al fine di ottenere la soddisfazione dei clienti, perché se gli utenti si annoiano o sono contenti del servizio ricevuto, possono con molto facilità abbandonare il sito.
Pertanto Kwamme consiglia alle aziende di essere creative ed originali, di creare dei nuovi format pubblicitari, con i quali i consumatori possano interagire e nei quali i confini tra contenuto e pubblicità siano sfumati.
Alcuni degli esempi di formati pubblicitari innovativi, indicati da Kvamme, sono stati: Funny or Die, un sito che permette ai visitatori di creare i propri trailer personalizzati, usando spezzoni dei nuovi film appena usciti, e Stardoll, che ha realizzato e venduto milioni di Playbrands, abiti digitali di marca per le bambole virtuali.
Inoltre un altro suggerimento alle aziende è stato quello di sfruttare le potenzialità dei motori di ricerca visivi, come ad esempio Searchme, in modo che la creatività possa far leva anche sui video e le immagini, oltre che sui testi.
Infine Kvamme ha mostrato particolare attenzione per i blog, perchè sempre più persone si informa online sui blog ritenuti più affidabili. Pertanto le aziende potrebbero individuare i blog più seguiti dal loro target di riferimento e trovare un modo per entrare in contatto con l’audience di quel blog con varie iniziative, come ad esempio la sponsorizzazione del blog.
Sebbene tutte le proposte di Mark Kvamme siano interessanti ed originali, la questione che un’azienda debba possedere tutte le conversazioni sembra poco convincente: le conversazioni non appartengono a nessuno, ma tutti possono parteciparvi, anche le aziende, per gestire il valore del loro brand. Voi che ne pensate?