Se con il web2.0 c’è stata un’enorme crescita dei contenuti, l’attenzione e il tempo per leggerli sono rimasti limitati. Ecco dunque che l’attività di aggregazione di contenuti, cioè trovare un modo veloce e corretto di identificare e diffondere notizie già presenti online, diventerà fondamentale. Secondo questo articolo su Adage, nel web3.0 una sfida importante per i media sarà quella di riuscire a rendere attrattivi per gli inserzionisti pubblicitari i loro siti, offrendo contenuti interessanti prodotti da altri e già presenti online in aggiunta ai propri contenuti originali.

Già adesso alcuni media mainstream hanno cominciato a sfruttare la possibilità di cercare online notizie interessanti e a linkarle, come hanno insegnato i blog, per ottenere più visite e un migliore posizionamento sui motori di ricerca. Anche il rapporto sul giornalismo del Pew Center ha notato che quasi la metà dei maggiori siti di notizie linkano storie all’esterno dei loro siti. Inoltre i siti meanstream stanno anche rendendo i loro contenuti più facilmente distribuibili, ad esempio permettendo di condividere gli articoli nei maggiori siti di socialbookmarking o anche nei social network.

Se i grandi giornali non si impegnano nel creare contenuti di qualità ma solo nel raccoglierle e ridiffonderle, si pone di problema di chi creerà i contenuti. Michael Wolff, fondatore di newser.com, afferma che online sono disponibili talmente tanti testi, prodotti sia da professionisti che semplici blogger, che questa può essere definita l’età dell’oro dei contenuti, per giunta gratuiti. Ci sono grandissime possibilità di business per i siti di aggregazione delle notizie, se si considerano le molteplici nicchie di interessi esistenti.

Un progetto di sito di aggregazione delle notizie che ha fatto molto parlare è  quello che sta realizzando Tina Brown, che sembra intenzionata a passare dalla produzione di contenuti lunghi, dettagliati e pertanto costosi, tipica di Vanity Fair e The New Yorker, all’aggregazione e la riproposizione di contenuti.

Molti sono scettici sulle grandi potenzialità della nuova impresa di Tina Brown, come ad esempio Chris Tolles, CEO di Topix.com, un sito che aggrega notizie in relazione agli zip code e offre agli utenti un sistema di valutazione delle notizie proprio come digg. Secondo Tolles il progetto di Tina Brown non avrà successo perché, tra le altre cose, non riuscirà a realizzare lo stesso buzz che ottiene offline grazie al contenuto prodotto da altre persone. Anche Gabe Rivera, fondatore di Techmeme, si aspetta un clamoroso fallimento da parte delle grandi compagnie di media che si impegnano nell’aggregazione di notizie online, perché, secondo Rivera, non hanno individui intraprendenti, non usano concetti innovativi e non sono motivati dalla proprietà del progetto.