Nella cover story di questa settimana l’Economist si occupa di Google. Il tema è noto: il modello di business Google solleva molti interrogativi, legati alla privacy soprattutto, che diventano più pressanti visto l’aumentare della dimensione e dell’importanza del nostro motore di ricerca preferito.
La cosa che ho trovato interessante non è però questa discussione, ma questo spunto:
Google is often compared to Microsoft (another enemy, incidentally); but its evolution is actually closer to that of the banking industry. Just as financial institutions grew to become repositories of people’s money, and thus guardians of private information about their finances, Google is now turning into a custodian of a far wider and more intimate range of information about individuals.
Sembra proprio così: dopo tanto parlare di mercato dell’informazione globale e di knowledge markets, sarebbe il segnale, forse definitivo, che tutti quei discorsi erano giusti. L’esistenza di un sistema “finanziario” evoluto è infatti un pre-requisito necessario al buon funzionamento di una economia di mercato.
Dovremmo dunque imparare a pensare agli snodi informativi sul web (google, yahoo, msn, le applicazioni social e 2.0) allo stesso modo in cui pensiamo a banche, assicurazioni, fondi di investimento. In questo senso un bel profilo su linkedln sarebbe un investimento, come l’acquisto di un fondo comune. Una copia della propria mailbox su di un servizio web potrebbe essere un’assicurazione che ci protegge della distruzione del nostro notebook. I blogger sono i raider del mercato della conoscenza.
Prospettiva curiosa, ma interessante