La tragedia del terremoto, della quale abbiamo iniziato a parlare ieri, ha svelato una serie di meccanismi e di lacune dell’ecosistema dell’informazione.
Da un lato il riflesso spontaneo delle persone a cercare in rete, su Twitter e su Facebook, le notizie. Dall’altro la mancanza delle stesse sui media tradizionali e soprattutto da parte delle istituzioni.
Come testimonia Giovanni Boccia Artieri “La cosa più naturale è stata correre su Twitter. Per quasi 40 minuti era la sola fonte informativa disponibile”.
La mappa con i tweet geolocalizzati nella giornata del 20 maggio
Dall’analisi che abbiamo compiuto emerge proprio come le istituzioni nazionali e locali non siano tra i nodi informativi principali delle conversazioni su Twitter. Sono stati i cittadini dal basso a indicare il “numero unico della protezione civile” (tra i termini più ricorrenti nei tweet di ieri).
Perchè non c’era la Protezione Civile con un suo account?
Una social network analysis di coloro che hanno twittato la parola “terremoto” (per esigenze di visualizzazione, abbiamo escluso i nodi con pochi follower)
Nei paesi che hanno compreso le nuove dinamiche dell’informazione, i soggetti pubblici usano i social media abitualmente, non solo in situazioni di emergenza, per tranquillizzare e soprattutto dare utili consigli.