Se nella blogosfera italiana la questione di se esista e cosa sia il web2.0 è ancora aperta, al Seoul Digital Forum, nel maggio scorso, Eric Schmidt, CEO di Google, era già pronto a definire cos’è il web3.0.

Il CEO di Google ha individuato come elemento base che ha permesso l’esistenza del web 2.0 in AJAX, l’insieme di tecnologie di programmazione e scripting (JavaScript, HTML, XML, ecc.), il cui uso diffuso permette a chiunque, anche senza conoscere i linguaggi di programmazione, di gestire siti web e blog con le funzionalità avanzate dalla base dell’interattività.

Il post-AJAX, invece, per Schmidt sarà più facile da implementare, sarà veloce, risolverà “un sacco di problemi” e girerà dappertutto. Con il web3.0 non saranno più necessari pc con processori potenti, grandi hard disk o sistemi operativi dotati di tantissime funzionalità, perchè le sue applicazioni “leggere” potranno girare su ogni tipo di dispositivo, lavoreranno su dati e informazioni disponibili nella nuvola semantica, useranno i tag, saranno personalizzabili con facilità. Le applicazioni web3.0, inoltre, sfrutteranno la “viralità” del web, diffondendosi nei social network senza appoggiarsi ad un server centrale.

Google, per questo, continuerà sulla strada aperta dai widget e in questo modo cercarà di vincere la sfida con Microsoft (qui si parlava del confronto di questi giganti sul campo dell’Healtcare), rendendo i suoi prodotti un optional di cui non si può fare a meno.