Secondo una recente ricerca realizzata da Aberdeen, una società Harte-Hanks Group, e sponsorizzata anche dal WOMMA , le “organizzazioni best-in-class” hanno il 680% di probabilità in più delle altre di migliorare la loro capacità di previsione del comportamento dei consumatori attraverso l’analisi dei social media.
La forte concorrenza e la necessità di mantenersi ad alti livelli, infatti, spingerebbero queste società a focalizzarsi nel monitoraggio dei social media per ottenere “consumer insight” più attendibili. Queste aziende sono consapevoli che una visione più chiara dei bisogni e della volontà dei consumatori permette di aumentare la customer satisfaction e migliorare il ritorno degli investimenti (ROI) di marketing.
Per fare questo le aziende “migliori della classe” investono nell’implementazione di specifici processi organizzativi quali:
– Un processo formalizzato di monitoraggio dei consumer-generated content (65%),
– Personale dedicato al monitoraggio dei social media (52%),
– Un “early warning system” per individuare le potenziali minacce per il brand (42%).
Come risultato di questo forte impegno organizzativo, le aziende leader hanno 5 volte la probabilità di essere “estremamente soddisfatte” dei “consumer insight” ottenuti dal monitoraggio e dall’analisi dei social media.
Con l’aumentare dei messaggi online che parlano dei brand – spiega anche Jeff Zabin, ricercatore della società Aberdeen – le aziende devono fare attenzione a come esse sono percepite dalle persone online ed eventualmente rispondere adeguatamente ai “consumer insight” rilevati da queste analisi, ad esempio lanciando un nuovo prodotto, cambiando i messaggi della comunicazione di marketing in modo che sia accettata meglio dai consumatori o rispondendo ad un minaccia competitiva.