Uno studio realizzato negli USA dalla Microsoft con WPP Group’s Mindshare e Ogilvy & Mather, durato 6 mesi e condotto, con vari tipi di tecniche (focus group, ricerche etnografiche, diari media e sondaggi) su oltre 6.000 donne, ha concluso che un buon numero di queste (il 16% delle in intervistate) passa più tempo a chiacchierare dei prodotti di largo consumo di quanto si pensasse.

Questo cluster di utenti è stato definito “digital divas” ed è stato rilevato che il 22% dei casi fa  acquisti almeno una volta al giorno e il 92% condivide con gli amici informazioni riguardanti gli acquisti. Una “diva” ha in media 171 contatti di amici via e-mail o cellulare.  Il 76% vorrebbe far parte di un panel, anche sponsorizzato da un brand. Nel 58% dei casi, dovendo scegliere di quale mezzo di informazione liberarsi, butterebbe via la televisione, infatti le “divas” sono risultate anche le più attive online. Il 51%  delle volte si tratta di mamme.

Lo studio nasce con  l’obiettivo di quantificare l’importanza dei media digitali per Unilever, Kraft Foods e Kimberly-Clark Corp, società clienti di Ogilvy/Mindshare, per impedire che in questo momento di crisi dell’economia, i marketers di queste società possanoi decidere di spostare i loro investimenti sui media tradizionali.

Dallo studio è emerso, infatti, che ci sono prodotti che le donne non amano acquistare, ad esempio la carta igienica, i pannolini e i detersivi, tanto da ordinarli in grandi quantità su Amazon. Pertanto gli investimenti sui mezzi tradizionali con lo scopo di diventare “top of mind” potrebbero essere poco utili, quando gli acquisti vengono fatti in automatico.

Anche se alle donne non piace comprare alcuni prodotti, ne parlano volentieri: è stato rilevate che le donne usano (parlando o scrivendo) 7.000 parole al giorno rispetto alle 2.000 degli uomini e che le “divas”, inserite nelle community online dallo studio, hanno cominciato a scrivere spontaneamente di questi prodotti di largo consumo (utilizzando parte di quelle 5000 parole extra che le donne hanno a disposizione). Per questi prodotti, quindi, secondo i ricercatori, è necessario fornire alle donne, contemporaneamente, informazioni, divertimento e connessioni, in modo da renderne la discussione più interessante e l’acquisto meno noioso.

Qualcuno sa se esistono degli studi analoghi in Italia?