Il web2.0 se da una parte ha dato agli utenti la possibilità di diffondere e condividere le proprie idee, dall’altra ha aumento enormemente le fonti di informazioni, causando information overload e disorientamento agli utenti. Come scriveva il premio nobel per l’economia Herbert Simon: una ricchezza d’informazione crea una povertà d’attenzione. Da questa considerazione si può pensare di usare delle metriche basate sull’attenzione per aiutare gli utenti a distribuire meglio la loro attenzione tra le varie fonti di informazione, permettendo di individuare quelle più vicine ai loro interessi e pertanto degne di attenzione ma anche per valutare l’autorevolezza dei blog o di altri social media oppure di la rilevanza di un sito per un particolare utente.
Un ottimo esempio di metriche basate sull’attenzione (di cui Enrico Bertini parla qui) sono quelle a cui sta lavorando l’Attention Profiling Mark-up Language (APML) Workgroup, a cui aderiscono tra gli altri Bloglines, Newsgator e digg, e che sta definendo uno standard aperto per la misurazione dei profili attenzionali delle persone sul web e che presto sarà implementato anche da Google. Non è un caso che a questo progetto aderiscano due grandi fornitori servizi RSS di aggregazione di contenuti informativi provenienti dalla rete. Infatti i sistemi RSS attualmente sono i principali supporti alla gestione dell’attenzione degli utenti online.
Di recente, inoltre, come Fabio Giglietto scrive qui, Nick Bradbury, uno degli autori di FeedDemon il client per sistemi Windows di Newsgator, ha rilasciato in beta la prima release di una applicazione che crea un report con i feed che sono stati visitati più volte, con quelli che hanno il maggior numero di articoli letti condivisi o flaggati. In questo modo si cerca di capire a cosa gli utenti abbiano prestato maggiore attenzione per definire un profilo attenzionale dell’utente online.
Naturalmente, oltre ai vantaggi per gli utenti nel gestire meglio la propria attenzione, i profili attenzionali potrebbero essere usati per permettere alle aziende di targettizzare meglio anche i messaggi promozionali diffusi online.