Con una lettera ufficiale inviata alcuni giorni fà, lo IAB USA, ha chiesto a Nielsen/NetRatings e a comScore di accettare un audit sui rispettivi sistemi di misurazione dell’internet audience e di discutere su come muoversi oltre i tradizionali sistemi di rilevamento “a campione” (seguendo la via tracciata da Alexa, Hitwise, Quantcast e Omniture).
Negli Stati Uniti, ne i dati comScore e ne quelli Nielsen/NetRatings sono certificati dal Media Ratings Council che invece certifica i sistemi di misurazione di tutti gli altri media (comitato che certifica la qualità delle ricerche media…come avere in Italia un’AudiMedia invece dell’Auditel, Audipress, AudiRadio ecc)
Lo IAB a chiesto ai due istituti di ricerca di fornire tutti i dettagli riguardanti le loro metodologie di stima
, le tecniche di campionamento e di reclutamento al fine di ottenere una maggiore trasparenza, accuratezza e consistenza tra i numeri stimati dai due sistemi di misurazione in competizione, al fine di ristabilire un clima di fiducia nel mercato pubblicitario online USA.
Secondo il neo presidente dello IAB, Randall Rothenber, è sorprendente che il sistema “panel-based” tradizionalmente utilizzato per misurare gli altri media, venga ancora utilizzato per misurare le audience online, mentre sarebbe necessario trovare un sistema alternativo che prenda il meglio tra il rilevamento a campione e quello censuario per ovviare al problema della “sottostima delle audience (impression) internet” che, ancora secondo Rothenberger, utilizzando gli attuali sistemi a campione porta a valori di impression anche di 2 o 3 volte inferiori ai sever log dei soci IAB.
Mutatis mutandis, mi auguro che il nuovo capacissimo presidente di Audiweb, Enrico Gasperini, nel dover scegliere un nuovo sistema di misurazione dell’internet audience in Italia, voglia far tesoro degli insegnamenti dello IAB USA.
L’Italia, potrebbe cosi diventare uno dei primi paesi al mondo ad avere un sistema di rilevazione in grado di consentire agli investitori di valutare con “reale” accuratezza il loro ritorno sugli investimenti, che credo sia definitiva il modo migliore di spingere tra gli advertiser italiani l’utilizzo d’internet come media pubblicitario.