Un post di SearchEngineLand riprende una ricerca su una nuova malattia che affligge gli internauti amricani, la search engine fatigue. Pare che:

“72.3 percent of Americans experience “search engine fatigue” (either “always,” “usually,” or “sometimes”) when researching a topic on the Internet”

Questa “fatica” si concretizza in frustazione cosi’ forte da spingere coloro che hanno speso fino a 2 ore per fare ricerche su di un argomento (apparentemente senza trovare soddisfazione) a lasciare fisicamente il computer…

“More than three out of four (75.1 percent) of those who experience search engine fatigue report getting up and physically leaving their computer without the information they were seeking – either “always,” “usually” or “sometimes”

La faccenda è interessante, forse anche un po’ preoccupante per i grossi player della ricerca: malgrado tutti i loro disclaimer e condizioni di uso, prima o poi partirà qualche class action volta far recuperare ai cittadini americani tutto questo tempo perso e questa frustazione!

Per fortuna la ricerca dice anche perche’ gli americani sono insoddisfatti dei loro motori di ricerca:

“When asked to name their #1 complaint about the process, 25 percent cited a deluge of results, 24 percent cited a predominance of commercial (paid) listings, 18.8 percent blamed the search engine’s inability to understand their keywords (forcing them to try again), and 18.6 percent were most frustrated by disorganized/random results”

Il diluvio di risultati è facile da combattare: basta ignorarli, così come i vari adsense, sponsored e così via (e siamo piuttosto bravi a farlo). Siamo invece rimasti colpiti dal terzo motivo. Che cosa significa lamentarsi che “il motore di ricerca non capisce le mie keywords“? Apparentemente, significa questo:

[…] asked survey respondents whether they wished that search engines like Google could, in effect, read their minds, delivering the results they were actually looking for. . . That capability is something that 78 percent of all survey-takers “wished” for, including 86.2 percent of 18-34 year-olds and 85 percent of those under 18.

Cio’ che gli internauti americani cercano, dunque, è un intervento magico, che trasferisca il loro bisogno informativo non verbalizzato in una risposta. Informazione molto interessante che però non ci sembra fornire un segnale molto positivo per chi si occupa di NLP (natural language processing – analisi automatica del linguaggio naturale).