In un vecchio numero di Sistemi Intelligenti, Domenico Parisi pone la domanda “perche’ la scienza della mente non contribuisce di piu’ allo sviluppo delle tecnologie della mente?” (dove, con tecnologie della mente si riferisce alle tecnologie dell’informazione, quando si pongono l’obiettivo si aiutare gli umani a fare quello che fanno “con la mente”, cioe’ “comunicare, esprimersi ricordare, apprendere, trovare informazioni eleborarle, crearne di nuove, organizzare il lavoro” (Sistemi Intelligenti, dicembre 2000).
Sette anni dopo, la domanda è ancora attuale? la scienza della mente (del linguaggio, della comunicazione, della cognizione) sta contribuendo allo sviluppo di queste tecnologie informatiche?


Lo scenario è certamente mutato, dal 2001 ad oggi.
La rete (la tecnologia informatica dominante) è diventata un luogo di interazioni sociali linguisticamente mediate (ovvero è diventata esattamente cio’ che doveva diventare…)
Se il web 2.0 e’ qualcosa, e’ questo: tecnologie leggere, usabili, gratuite che consentono agli umani di: “comunicare, esprimersi ricordare, apprendere, trovare informazioni eleborarle, crearne di nuove, organizzare il lavoro”.

Riteniamo lo snodo tra scienze cognitive e del linguaggio e l’Information Technology uno snodo centrale nello scenario informativo contemporaneo, non soltanto da un punto di vista epistemologico e di analisi delle tecnologie, ma anche culturale.

Siamo stati a web2.Oltre e abbiamo ascoltato storie interessanti, stimolanti e da tante prospettive. Non abbiamo, però, sentito molto parlare di scienza cognitiva, di linguistica, di psicologia. Eppure, le nuove applicazioni, centrate sull’utente e sulla sua soddisfazione, sulle comunità e sulle relazioni, sono davvero tecnologie della mente. Ecco: in futuro ci piacerebbe conoscere l’opinione degli psicologi, dei linguisti e degli scienziati cognitivi su questi temi cosi centrali nella ricerca di strumenti a supporto dell’analisi dei consumatori sul “nuovo web”.